Meritocrazia e opportunità

Sul Menabò di Etica ed Economia, nel periodo giugno-ottobre 2022 – quindi prima delle polemiche intorno alla nuova denominazione di Ministero dell’Istruzione e del Merito – si è sviluppato un articolato dibattito su meritocrazia e opportunità.

Il dibattito è stato aperto con sei domande dell’economista Elena Granaglia[1]: Come definire il merito? Chi definisce il merito? Come misurare il merito? Come applicare il merito? In quali ambiti dell’interazione umana applicare il merito? Perché premiare il merito? Dopo aver esaminato le possibili risposte ai diversi quesiti, Elena Gramaglia conclude proponendo di utilizzare il termine “competenze […] per evitare le ambiguità moralistiche connesse al merito”.

Andrea Boitani e Maurizio Franzini[2] sono successivamente intervenuti ponendo l’accento sulla distinzione di due problemi: il primo riguarda i criteri che consentono di riconoscere il merito e, quindi, ‘premiarlo’; il secondo concerne la valutazione se esistano o possano esistere istituzioni in grado di dare attuazione a quei criteri, e quindi premiare adeguatamente il merito come definito in base ai criteri prescelti. Questa distinzione è di particolare interesse per quanto riguarda l’ambito sanitario. La prima riguarda “l’assegnazione di una posizione”, ovvero la capacità di individuare chi ha più merito di altri nel ricoprirla, dall’ingresso alla facoltà di medicina o alle scuole di specializzazione alla nomina a direttori di unità operativa o in ruoli accademici. La seconda richiede di valutare le differenze di merito nel momento in cui si definisce una differenza di premio, nel nostro caso una differenza di salario di risultato. Boitani e Franzini sottolineano aspetti problematici nel rapporto tra merito e competenze: “In una logica di competenze, non avrebbe molto senso scegliere una persona meno competente anche se la causa della minore competenza è il suo svantaggiato background familiare. D’altro canto, non può dirsi che è meritocratico premiare competenze acquisite grazie a migliori opportunità.” Dopo aver illustrato come non possa esistere un merito senza eguaglianza delle opportunità, Boitani e Franzini concludono che sarebbe meglio lasciar cadere l’illusione di una improbabile meritocrazia e che si possa invece immaginare una “società che, in mancanza di una migliore definizione, potremmo chiamare “limitatamente immeritocratica”.

Altri interventi si sono succeduti[3],[4],[5], rendendo trasparente la complessità dei rapporti tra merito, talento, competenze e opportunità e facendo giustizia delle semplificazioni che troppo frequentemente caratterizzano questo dibattito.

Da segnalare infine, su questo tema, il recente libro di Elena Granaglia “Uguaglianza di opportunità. Si, ma quale?”. Laterza, 2022


[1] Granaglia E. Domande aperte sulla meritocrazia. Menabò di Etica ed Economia 174/2022

https://eticaeconomia.it/domande-aperte-sulla-meritocrazia/

[2] Boitani A, Franzini M. Dall’illusione meritocratica alla “limitata immeritocrazia”. Menabò di Etica ed Economia 175/2022

https://archivio.eticaeconomia.it/dallillusione-meritocratica-alla-limitata-immeritocrazia/

[3] Camerlengo Q. Costituzione e merito tra solidarietà e pari dignità sociale. Menabò di Etica ed Economia 176/2022

https://eticaeconomia.it/costituzione-e-merito-tra-solidarieta-e-pari-dignita-sociale/

[4] Terracciano P. Il merito conteso “a ciascuno il suo“ e le “carriere aperte ai talenti“. Menabò di Etica ed Economia 179/2022

https://eticaeconomia.it/il-merito-conteso-a-ciascuno-il-suo-e-le-carriere-aperte-ai-talenti/

[5] Granaglia E. Quale uguaglianza di opportunità? Una risposta non scontata. Menabò di Etica ed Economia 179/2022

https://eticaeconomia.it/quale-uguaglianza-di-opportunita-una-risposta-non-scontata/